8 Febbraio di Marianna Balducci
A un’artista che realizza i tacchi con scarti di materiale per mobili abbiamo dedicato uno dei nostri precedenti articoli. A questo punto ci sembra doveroso parlare di un designer che realizza mobili o oggetti di varia natura prevalentemente con scarti di mobili e in genere con tutto quello che gli capita sotto mano. È grazie alla Rete che sono venuta a conoscenza dei lavori di Arcangelo Favata (in arte Alicucio), pur essendo questo artista siciliano come chi vi scrive. Favata comincia il suo percorso all’interno del riuso già durante il periodo di studi. La sua tesi di laurea, presentata all’Accademia di Catania, porta il titolo di Dal rifiuto all’amore per le cose.
Apprendiamo dall’artista stesso, poco prima che abbia inizio la nostra intervista, che le sue opere preferisce chiamarle semplicemente “oggetti funzionali”.
L'esistenza di siti come Reedo dimostra quanto il rispetto per l'ambiente stia diventando un'esigenza sempre più sentita dagli artisti. Da dove nasce la Sua scelta di utilizzare materiali riciclati per le Sue creazioni?
La scelta di utilizzare del materiale riciclato nasce nel 2002, quando venni invitato ad esporre ad una mostra collatterale all'Arte Fiera di Catania. Portai all'interno degli spazi espositivi un pezzo di spiaggia libera di Catania: la sabbia, la spazzatura, e una figura umana fatta interamente di rifiuti. Il titolo dell'installazione era: “Chi è l'uomo e chi è il rifiuto?” (ndr: img in alto). Da lì cominciai a utilizzare scarti di qualsiasi genere per le mie opere. Nello stesso anno stavo lavorando alla mia tesi in design, "Dal rifiuto all'amore per le cose", che mi portò anche una menzione dalla commissione accademica.
Quali criteri segue nella scelta dei materiali che utilizza per creare le sue opere d'arte?
È il materiale che vado trovando o che mi viene regalato a indicarmi di volta in volta la strada da seguire per essere portano a "nuova vita". Comunque attualmente lavoro sugli scarti di legname di vario genere.
I suoi esordi nel campo dell'arte ecosolidale sono sintetizzati dall'episodio della "cassetti-era". Le va di raccontarci, più nel dettaglio, com'è andata quel giorno a Torino?
Una mattina ho trovato all'interno del cortile del mio palazzo una vecchia cassettiera ormai in disuso, pronta per essere trasportata in un'isola ecologica, l'ho portata nel mio studio, dopo alcuni giorni mi è arrivata l'idea di trasformarla in una seduta e di chiamarla (cassetti-era, ndr: img in basso a sinistra), adesso la sedia fa parte di un’importante collezione di sedute che appartiene a un noto pubblicitario milanese.
Cosa si sente di consigliare agli artisti della Sua Sicilia che vogliano avvicinarsi al mondo dell'arte ecosolidale?
Il mio consiglio è quello di cercare di sensibilizzare al massimo l'opinione pubblica sulla sostenibilità del quotidiano, cito a tal proposito Gunter Pauli, uno studioso del settore, che ha scritto: "in natura non esiste la parola rifiuto".
Intervista a cura di Ilaria Salamone
Log in per inviare un commento.
Packaging Meditation
designing the sense / reuse design workshop