1 Dicembre di Celeste Priore
Alla Galleria Civica di Modena si inaugura sabato 4 dicembre 2010 alle 18.00 nella Palazzina dei Giardini e al Palazzo Santa Margherita, in
corso Canalgrande a Modena, la mostra “Lo spazio del sacro” che resterà fruibile dal 5 dicembre 2010 - 6 marzo 2011.
L’evento è organizzato dalla Galleria Civica di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena che presentano un insieme di opere provenienti, oltre che da collezioni private e pubbliche, da un panorama artistico culturale contemporaneo internazionale che sta puntando l’attenzione su un tema generalmente ritenuto poco attraente e banale.
Il tema del sacro fu sicuramente il più usato nelle opere medievali e rinascimentali, dall’800 si è assistito a un accantonamento da parte delle correnti artistiche trainanti, ma spesso ritorna questo senso di religiosità, lo abbiamo visto con Dalì o con Duchamp, una religiosità sicuramente reinterpretata secondo stati d’animo differenti.
Gli artisti che partecipano in questa occasione, presentando ognuno delle opere con atmosfera e sensazioni proprie, sono: Adel Abdessemed, Giovanni Anselmo, Kader Attia, Paolo Cavinato, Chen Zhen, Vittorio Corsini, Josep Ginestar, Anish Kapoor, Richard Long, Roberto Paci Dalò, Jaume Plensa, Wael Shawky.
Il nostro Roberto Paci Dalò presenterà:
Sun Tzu, 2010
installazione / installation site specific
courtesy l'artista / the artist
opera prodotta da / produced by Galleria Civica di Modena
realizzata / realized in collaborazione con / in collaboration with Fondazione Teatro Comunale di Modena
Il riferimento va alle parole di di Mircea Eliade che parlano di un sacro divenuto irriconoscibile nell’arte contemporanea, camuffandosi di apparente profanità utilizzando un linguaggio non più prettamente religioso. L’organizzatore della mostra è Marco Pierini che individua nell’opera lo stesso senso di sacro e circoscrizione che viene attribuito alla religiosità. Qui l’intento è di condividere mondi diversi, lasciarsi trasportare e sperimentare lo straniamento, appunto la sacralità dell’opera attraverso “l’empatetica immedesimazione”.
Celeste Priore
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