21 Aprile di Giulia Gardini
La regione Emilia Romagna ha avviato un consistente programma di investimento per la creazione di 10 tecnopoli, frutto del progetto di riqualificazione di 160.000 mq che ospiteranno 46 laboratori di ricerca industriale e 7 centri per l’innovazione tecnologica, coinvolgendo diversi enti locali, 6 università, 4 enti di ricerca, associazioni di categoria.
I servizi offerti saranno orientati verso la ricerca industriale, il trasferimento tecnologico, supporto alla creazione d’impresa, il tutto, frutto di un investimento pari a 230 milioni di euro.
Le città coinvolte vedranno presto il loro territorio arricchito dalla costruzione di una vera cittadella tecnologica con l’ulteriore obiettivo di valorizzare e premiare il lavoro dei 1800 ricercatori coinvolti nel progetto. Rimini avrà il suo “tecnopolo” grazie alla riqualificazione dell’area dell’ex Macello Comunale in via Dario Campana che si trasformerà nel “LIFE CYCLE TECNOLOGY” attraverso questi due laboratori:
I-Piattaforma: Energia Ambiente
Aree di specializzazione: gestione sostenibile dei rifiuti, tecnologie per il recupero dei materiali da rifiuti, progettazione Ecodesign di manufatti “prodotti verdi” per il mercato, produzione di polimeri biodegradabili a partire dai rifiuti.
II- Tecnologie innovative per la moda
Aree di specializzazione: modellazione dinamica delle forme degli abiti, archivi digitali del design della moda e archiviazione 3d degli abiti, tessuti e accessori, meta-trend dei consumi e stili di vita, studio morfologico e ultrastrutturale di tessuti e materiali, caratterizzazione di nuovi materiali dell’industria tessile, anche chimico-biologica.
E se il “tecnopolo” fosse la nuova frontiera per il nostro settore? Potremmo considerarla una svolta non solo nel campo della ricerca e dell’innovazione, ma anche un progetto maggiormente orientato verso settori di studio non prettamente tecnici come quelli nati presso il nostro corso di laurea.
Attraverso la mia piccola esperienza di studentessa credo che potremmo sperare in un futuro lavorativo roseo, se coinvolgere 1800 ricercatori di cui 520 “nuovi” significa valorizzare il lavoro dell’università nel settore della moda.
Viviana Paternoster
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